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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 102
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originale
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102 At neque non diligunt nos (sunt enim benefici generique hominum amici), neque ignorant ea quae ab ipsis constituta et designata sunt, neque nostra nihil interest scire ea quae futura sunt (erimus enim cautiores, si sciemus), neque hoc alienum ducunt maiestate sua (nihil est enim beneficentia praestantius), neque non possunt futura praenoscere. Non igitur di sunt nec significant nobis futura. Sunt autem di; significant ergo. Et non, si significant futura, nullas dant vias nobis ad significationum scientiam (frustra enim significarent), nec, si dant vias, non est divinatio: est igitur divinatio."
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traduzione
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102 Ma non ? vero che non ci amino (sono, infatti, ben?fici e amici del genere umano), n? ? possibile che ignorino ci? che essi stessi hanno stabilito e predisposto, n? si pu? ammettere che non ci giovi sapere il futuro (ch?, se lo sapremo, saremo pi? prudenti), n? essi ritengono che ci? non si confaccia alla loro maest? (niente ?, difatti, pi? glorioso che fare il bene), n? possono essere incapaci di prevedere il futuro. Dunque, dovremmo concludere, non esistono gli d?i e non ci pred?cono il futuro. Ma gli d?i esistono; dunque pred?cono. E se d?nno indizi del futuro, non ? ammissibile che ci precludano ogni mezzo di interpretare tali indizi (ch? darebbero gli indizi senza alcun frutto), n?, se essi ci forniscono quei mezzi d'interpretazione, ? possibile che non vi sia la divinazione. Dunque c'? la divinazione."
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